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ROCCABIANCA

Roccabianca (29 km - 32 m slm - sup. 40,15 kmq - ab. 3177).
Il territorio comunale si estende nella fascia di pianura alluvionale a destra del fiume Po, racchiusa fra i torrenti Stirone e Taro. Il settore trainante dell'economia è costituito dall'agricoltura che, avvalendosi di un territorio pianeggiantee irriguo, punta sulle colture intensive di frumento, granoturco, barbabietole e foraggi.
All'attività agricola sono collegati l'allevamento del bestiame ela tradizionale industriacasearia specializzata nella produzione del Parmigiano-Reggiano.
Nel comune di Roccabianca è inoltre sviluppata la tradizionale attività della lavorazione del giunco edel vimini per l'arredamento.
La località corrisponde probabilmente al villaggio medievale di Rezinoldo o Arzenoldo, che Federico Barbarossa concesse in feudo a Oberto Pallavicino nel XII secolo.
Nel secolo successivo ebbe inizio tra i Pallavicino e i Rossi, conti di San Secondo, lo scontro per il predominio nel territorio, che si protrasse anche nei sec. XIV e XV. Alla morte di Pier Maria Rossi (1482) i possedimenti rossiani, compreso il feudo di Roccabianca, finirono sotto il dominio dei Pallavicino.
Per gran parte del Cinquecento la storia del feudo fu segnata da rivendicazioni ereditarie che videro scontrarsi le famiglie dei Pallavicino, dei Rangoni e dei Rossi, che ancora vantavano i loro antichi diritti.
Nel 1630 i Rangoni, cedendo ai Pallavicino il vicino feudo di Zibello, divennero i proprietari di Roccabianca, fino al 1762, quando questo ramo della famiglia si estinse.
La Camera Ducale, nel 1786, restituì ai legittimi proprietari, i Pallavicino di Zibello, solo una parte dell'originario feudo e nel 1831, alla morte senza eredi maschi di Alessandro Pallavicino, Roccabianca venne integrata nei possedimenti ducali di Maria Luigia.
L' origine del toponimo è controversa, ma senz'altro legata alla costruzione del castello, voluto intorno alla metà del XV sec. da Pier Maria Rossi. Un'ipotesi lo lega al nome di Bianca Pellegrini, amata da Pier Maria Rossi che gliene fece dono, un'altra nasce dall aconvinzione che la Rocca fosse originariamente intonacata e imbiancata.

 

Il castello venne costruito in due fasi, tra il 1446 e il 1463, e ciò determinò l'asimmetria della pianta.
Nel 1901 il castello fu ceduto alla famiglia Facchi di Brescia, nel '66 fu poi ereditato dalla famiglia Bandini e da questa, privo degli arredi, nel 1968 passò al cav. Mario Scaltriti. Quest'ultimo, dopo averne fatto la sede per l'invecchiamento dei distillati dell'azienda Faled, ne ha promosso il restauro, l'apertura al pubblico, e l'inserimento nei circuiti turistici.
L' interno conserva diversi soffitti a cassettoni tardoquattrocenteschi e dipinti ispirati allo stile di Cesare Baglione
L' ala sud-est è stata recentemente terminata e aperta al pubblico. Vi si trova fedelmente ricostruito anche l'importante cielo di affreschi con le Storie di Criselda dall'ultima novella del Decamerone di G. Boccaccio e il cielo astrologico di Pier Maria Rossi.
Questi affreschi originali, attribuita a Niccolò da Varallo, sono stati staccati nel 1896 e ricomposti nel Museo del Castello Sforzesco di Milano.
Per le visite da Marzo a Settembre il sabato e Domenica e festivi dalle 15 alle 18. Per i feriali e altri mesi aperto su prenotazione, minimo 20 persone. Tel 0521853451

Quasi di fronte alla Rocca sorge la chiesa parrocchiale dei SS Bartolomeo e Michele, fondata nel 1479, ricostruita nel secolo successivo e profondamente trasformata dai restauri della fine del XVII secolo, il campanile fu eretto nel 1921, al posto del precedente, crollato per un fulmine nel 1789. La fitta decorazione in stucco di gusto tardomanierista che caratterizza l'interno risale infatti al Seicento, mentre il presbiterio e il coro furono risistemati nel 1723. Custodisce importanti arredi settecenteschi, tra cui la splendida cornice del coro di Ignazio Marchetti e tele di Clemente Ruta. Nel piccolo teatro di Roccabianca sono conservate alcune delle statue raffiguranti le opere di Giuseppe Verdi, un tempo parte del monumento che lo scultore Ximenes aveva innalzato a Parma all' inizio del secolo, distrutte quasi completamente da unbombardamento aereo nel 1944.

 

 

Nella vicina piazza Minozzi si noti il bel portico con monumentale arco di ingresso, costruito tra la fine del '600 e l'inizio del '700.  
Tra le frazioni da segnalare Fontanelle e Ragazzola.