OSPITALITA'
ARTISTI
PIATTI TIPICI
PAESI
FRAZIONI
HOME  -  COMUNE

FONTANELLATO

Il nome Fontanellato trae origine dall'abbondanza di acque sotterranee e affioranti che da sempre caratterizza il paese e la fertile pianura circostante.
Dominato dalla maestosa mole della Rocca, l'abitato (m 45, ab. 6083) ha origini longobarde; divenuto feudo dei Pallavicino, passò nel 1404 sotto il dominio dei Sanvitale, che lo fortificarono, imprimendogli quell'aspetto di borgo medievale che conserva tuttora, e trasformarono il castello in residenza signorile. Nel 1612, quando fu scoperto il complotto ordito da Alfonso II Sanvitale ai danni di Ranuccio I Farnese, il feudo fu confiscato, ma nel 1635 tornò in possesso della famiglia Sanvitale. La fama di Fontanellato è inscindibile dalla sua Rocca.

La Rocca
Uno dei più interessanti fortilizi di tutta la regione: splendido esempio di architettura militare e residenziale, ricca di preziosi affreschi, fra cui un importantissimo ciclo di Parmigianino, è perfettamente conservata sia all'esterno che all'interno. Eretta all'inizio del '400 sull'area di una preesistente fortezza dei Pallavicino risalente al secolo XII, è formata da quattro corpi di diverso spessore, delimitati esternamente da una cortina merlata con quattro torri angolari - tre cilindriche e una quadrata - e da un ampio fossato, risistemato all'inizio del XVII secolo dall'architetto parmense Smeraldo Smeraldi. I balconcini e le finestre furono aggiunti durante le ristrutturazioni settecentesche; nella parte destra della facciata, al di sotto dell'attuale copertura, si notino i merli ghibellini accecati. Si visita tutti i giorni, ore 9.30-11.45, 15-18.15; da ottobre a marzo è chiusa il lunedì e la visita è consentita fino alle ore 17.
Dal cortile si sale al primo loggiato, dove si accede alla sala d'Armi con un'ampia collezione di armi dei secoli XVII-XIX e ritratti di famiglia. Attraverso la sala da pranzo si giunge nella sala del Biliardo, che presenta soffitto e pavimento del tardo '400 e arredo ottocentesco; a destra si entra nella sala di Maria Luigia, dove, tra i cimeli della duchessa, si segnala la mano con fiore al polso realizzata nel 1820 da Antonio Canova. Il soffitto della sala da ricevimento, con travature dipinte a monocromo e fregio pittorico, risale al tardo '600; si notino inoltre il lussuoso arredamento settecentesco, una bella spinetta dipinta e uno stipo realizzato in ebano da un maestro nordico dei secolo XVII. Si accede quindi alla splendida camera nuziale, con ricco arredo seicentesco e soffitto a lacunari, proveniente dall'antico santuario della Madonna; infine, attraverso la sala da ricevimento, si passa nella galleria dei Ritratti di famiglia, per lo più realizzati da un anonimo artista seicentesco.
Una serie di sale al pianterreno, cui si accede ridiscendendo in cortile , è adibita a museo; si passa poi nellasala con il teatrino dei figli della duchessa Maria Luigia e in quella chiamata delle Donne equilibraste, dove frammenti di affreschi compongono un fregio monocromo popolato di amorini, figure femminili, sfingi e animali adagiati su un filo: sia questa decorazione che quella della sala seguente, la saletta degli Amorini, sono attribuite a un allievo di Cesare Cesariano. Si prosegue, all'interno dei torrione angolare, nella sala delle Grottesche: la tela delle Virtù teologali e cardinali è attribuita a Carlo Francesco Nuvolone. Si accede quindi alla smetta di Diana e Atteone: affrescata intorno al 1523, è considerata uno dei più raffinati e preziosi capolavori di Parmigianino, che verosimilmente si ispirò all'opera di Correggio della camera di S. Paolo a Parma. La volta è decorata con putti sullo sfondo di un fitto pergolato con, al centro, un ampio squarcio di cielo; all'apice dei soffitto un piccolo specchio rotondo reca il monito “respice finem” di chiaro respiro umanistico. Nelle 14 lunette sottostanti è raffigurato - secondo l'interpretazione più accreditata - il mito di Diana e Atteone, la cui ispirazione deriva dal ricco repertorio poetico delle “Metamorfosi” di Ovidio. La piccola stanza viene considerata il “boudoir” di Paola Gonzaga, moglie di Galeazzo Sanvitale, che commissionò gli affreschi e che troviamo ritratta nella figura femminile sopra la finestra. Concludono la visita la Camera ottica, nella quale, attraverso un ingegnoso sistema formato da specchi costruito alla fine dell'800, si vede riflessa la piazza del paese, e l'oratorio , del1688, collocato nella parte superstite del mastio antico.  

Chiesa di S. Croce
Eretta nel 1447 dai conti Sanvitale e rimaneggiata all'inizio del '500, prospetta nella piazza anulare che cinge la Rocca. Si noti in sagrestia il pregevole arredo ligneo barocco realizzato nel 1673-82. Sul lato occidentale della piazza sorge l'oratorio di S. Maria Assunta, edificato nel 1572 e completamente rifatto nel 1720: nell'interno si segnala l'arredo ligneo della sagrestia, bell'esempio dei barocchetto locale risalente al 1720.

 

 

 

 

Appena fuori dall'abitato sorge il santuario della Madonna del Rosario, un elaborato complesso fatto erigere dai Domenicani tra il 1641 e il 1660 sull'arca di un precedente convento di loro proprietà; l'attuale facciata, in forme echeggianti il barocco, è stata costruita nel 1913 su disegni di Ettore Ximenes. Nell'interno, la volta del santuario è rivestita di affreschi realizzati nella prima metà del XVIII secolo da Pietro Rubini, autore anche degli ovali con Miracoli operati dalla Madonna di Fontanellato che decorano le pareti delle cappelle. Si notino. all'altare maggiore, l'immagine lignea della Madonna del Rosario dei 1615, e il monumentale organo del 1699.